La paura è la stessa. Per chi abita nelle ville in collina con vista lago e per chi abita più giù, nei palazzi posseduti dagli stessi che abitano nelle ville in collina con vista lago: il Covid-19, il grande livellatore, regala a tutti la stessa incertezza e lo stesso brivido di morte. Morte che prima appariva lontana, irreale nelle reali immagini che il web ci propinava notte e giorno, e che oggi aleggia invece tra noi, minacciosa e invisibile. Li vedevamo filtrati dagli schermi, i popoli sfortunati, oppure dai finestrini dei bus turistici. Ora ci sentiamo un po' come loro e il pensiero ci turba e ci incuriosisce: che effetto fa essere... disgraziati? Lo stiamo imparando in fretta, ogni volta che facciamo la spesa con la mascherina o cambiamo il lato del marciapiede per allontanarci da un tizio che tossisce.
Quando ne usciremo non saremo però diventati tutti più uguali. Lo siamo ora per necessità perché, chiusi in casa, non possiamo più differenziarci tramite il consumo. Niente boutique, niente ristoranti, niente vacanze. Eppure, quando sarà finita, la quarantena non ci avrà reso più solidali né più comprensivi. Non avrà fatto di noi gente unita e generosa. C'è chi approfitterà dell'emergenza e chi soccomberà. Chi si arricchirà e chi diventerà ancora più povero. E quando sarà tutto finito continueremo ognuno per la nostra strada.
Per il virus siamo indistinguibili vettori. Fra di noi si ergono muri fatti di soldi, privilegi, diritti e usurpazioni. Se vogliamo abbatterli dobbiamo imparare a ragionare da virus.
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